Un luogo di fede, arte e devozione secolare

Tra le prime cose che catturano lo sguardo arrivando a Este, insieme alle torri del Castello Carrarese, c’è la maestosa cupola della Basilica di Santa Maria delle Grazie. Imponente e suggestiva, questa chiesa è uno dei simboli più rappresentativi della città euganea, scrigno di oltre cinque secoli di storia e spiritualità.

Le origini: un sogno che attraversa le generazioni

La nascita della basilica è legata a Taddeo d’Este (1384–1448), valoroso condottiero e figlio di Azzo X. Nel suo testamento del 1434, Taddeo destinò una rendita alla chiesa di San Francesco e una generosa donazione ai Padri Domenicani per la costruzione di un convento e di una nuova chiesa, ispirata all’Abbazia di Carceri, da dedicare alla Vergine Maria.

Alla sua morte, Taddeo fu sepolto a Este, ma la sua volontà inizialmente non fu realizzata a causa della prematura scomparsa del figlio. Fu quindi la Repubblica di Venezia a raccogliere il testimone e ad avviare la costruzione della chiesa, che venne consacrata nel 1479 con il titolo di Santa Maria delle Grazie, in onore della venerata icona bizantina che vi trovò dimora.

Evoluzione architettonica: tra tradizione e rinnovamento

Per circa due secoli l’impianto architettonico originale rimase invariato, ma l’interno fu più volte modificato. Nel XVII secolo l’abside venne ampliata per rendere meglio visibile l’icona miracolosa, e venne installato un coro ligneo in noce, finemente intagliato. Sempre in quel periodo furono aggiunte due cappelle laterali sul lato sud della navata.

Tuttavia, l’edificio risultava ancora insufficiente per accogliere i numerosi fedeli. I Padri Domenicani decisero così di ricostruire completamente la chiesa a partire dal 1717. La cupola e il campanile, che oggi caratterizzano la sua silhouette, furono realizzati nel corso del XIX secolo.

Tesori d’arte e spiritualità

Oggi, la Basilica accoglie i visitatori in un ambiente ricco di luce e armonia. Il soffitto, decorato con affreschi di figure angeliche e motivi floreali, è attraversato da splendidi giochi di luce grazie alle vetrate istoriate. Nelle sei cappelle laterali si trovano preziosi altari, opere scultoree e pittoriche, tra cui spiccano:

  • la Pala di San Domenico di Antonio Zanchi,
  • una suggestiva croce lignea dell’Angelo con il rotolo della Scrittura,
  • l’altare in marmo policromo del Santissimo Sacramento.

Ma l’opera più venerata e simbolica resta l’Icona di Santa Maria delle Grazie, che dà il nome alla Basilica.

L’icona dell’Odighitria: colei che indica la via

Questa sacra tavola di origine cretesi-bizantina, proveniente da Costantinopoli, fu donata ai Domenicani e custodita gelosamente nel santuario. Raffigura la Madonna con il Bambino, che con gesto solenne indica il Figlio, invitando i fedeli a seguirlo. Questo gesto iconografico le ha valso il titolo di Odighitria, ovvero “Colei che mostra la via”.

Nel corso dei secoli, l’icona è diventata oggetto di profonda devozione popolare: migliaia di pellegrini si sono rivolti a lei chiedendo protezione da malattie e calamità naturali. In segno di riconoscenza, l’immagine è stata impreziosita con corone, ex voto e gioielli, donati “per grazia ricevuta”.