Un baluardo difensivo tra le mura carraresi

All’interno delle poderose mura del Castello di Este, la Torre del Soccorso è uno dei punti più affascinanti e ricchi di storia dell’intero complesso. Realizzata nel 1339-1340 per volontà di Ubertino da Carrara, signore di Padova, questa imponente torre è una delle due torri “maestre” ancora conservate (l’altra è il mastio sommitale), sopravvissute insieme a 12 dei 14 torresini originari che scandivano il perimetro delle mura.

Il nome “Soccorso” si deve alla sua funzione: una via di fuga e di collegamento tra il castello e la sommità del colle, utile in caso di assedio. La torre faceva parte del sistema difensivo orientato verso nord, lungo l’antica strada pedecollinare che portava a Monselice e Padova.

Un complesso articolato e strategico

Il Complesso del Soccorso era strutturato in più elementi, progettati per rallentare e respingere eventuali attacchi:

  • Ridotto esterno: il primo cortile protetto da mura, probabilmente preceduto da un piccolo ponte su un torrente che scendeva dal monte Murale.
  • Ridotto interno (rivellino): un cortile fortificato dove i difensori potevano ritirarsi in caso di sfondamento. Qui si vedono ancora i massicci cardini della porta interna e le scanalature dove scorreva la saracinesca di chiusura.
  • Torre laterale: di dimensioni simili ai torresini, collegava il Soccorso al lato est del castello. In epoca veneziana venne chiusa verso l’interno e coperta con tetto.
  • Il mastio del Soccorso: vera protagonista del complesso, alta circa 29 metri, a pianta rettangolare (6,8 x 5,5 m), con mura spesse 1,5 m.

Sopraelevato in epoca veneziana, il mastio è dotato di beccatelli (mensole in pietra) che sorreggono una merlatura sporgente. Serviva sia come torre difensiva che come alloggio per le truppe, prima carraresi, poi veneziane.

Una fortezza abitata

Il mastio è suddiviso in 5 piani più la terrazza panoramica. Al pianterreno si trova una stanza con volta a botte, usata come ghiacciaia, oggi non visitabile. I piani superiori erano collegati un tempo da scale a pioli e botole, oggi sostituite da solide rampe metalliche.

Al secondo piano, restaurato tra il 1994 e il 1996, è possibile osservare:

  • Le “buche pontiere”, fori nei muri che servivano a sostenere le impalcature in legno durante la costruzione. In alcuni è ancora visibile il legno fossile originale del Trecento.
  • Diverse tipologie di finestre:
    • Le “arciere”, verso l’interno, larghe e luminose, usate per il tiro con l’arco.
    • Le “balestriere”, verso l’esterno, strette e svasate, adatte alla difesa con la balestra.
  • Una “ritirata” medievale, ovvero un gabinetto in muratura ricavato nello spessore del muro, ancora visibile accanto al camminamento di ronda (oggi non percorribile).

Al terzo piano si trova una stanza con camino semiconico, mensole usate come dispense o porta armi, e spazi per il riposo dei soldati.

Al quarto piano, alcuni pannelli informativi accompagnano il visitatore alla terrazza panoramica, da cui si gode di una vista spettacolare:

  • Sul centro storico di Este: si distinguono la Basilica delle Grazie, il Duomo, la Torre Civica e il campanile di San Martino.
  • Sui Colli Euganei: si scorge il mastio sommitale, Villa Kunkler, il Palazzo del Principe, Calaone, i monti Cero e Castello, e in lontananza la Rocca di Monselice.

Difese naturali e artificiali

In epoca medievale, il castello era circondato da canali artificiali alimentati dal fiume Sirone, che scorrevano lungo l’attuale via Guido Negri e via Vigo di Torre. Questi corsi d’acqua rendevano il castello praticamente inespugnabile, grazie a ponti levatoi e sbarramenti.

L’unico assalto militare registrato fu nel 1514, durante la guerra della Lega di Cambrai: le truppe veneziane conquistarono il castello dopo un audace attacco notturno, sconfiggendo la guarnigione spagnola. Dopo quell’episodio, il castello perse la sua funzione militare e fu lentamente abbandonato a causa dell’avanzamento delle artiglierie e della lunga pace garantita dalla Repubblica di Venezia.


Oggi

Il mastio del Soccorso, visitabile grazie ai recenti restauri, è una testimonianza straordinaria dell’architettura militare trecentesca, ma anche un punto panoramico mozzafiato e un luogo ricco di storie, memorie e segni del tempo.